DISTURBI DIGESTIVI (DISPEPSIA)
Sono caratterizzati da ritardo nella digestione, senso di pienezza post-prandiale, dolore nella regione gastrica con o senza bruciore, con o senza presenza di nausea e meteorismo. Le cause sono, più frequentemente, l'abuso di alcool, gli eccessi alimentari, lo stress,
la carenza di enzimi digestivi e, a volte, l'assunzione di farmaci antireumatici, antinfiammatori, antibiotici, etc.. Queste vanno individuate ed eliminate. Per le manifestazioni accompagnate da bruciore, vedi a pag. 77. Se i disturbi persistono è indispensabile sottoporsi a tutti i controlli del caso.
DOLORI ARTICOLARIO REUMATICI
Sono manifestazioni dolorose articolari e/o muscolari, localizzate o diffuse, spesso prolungate e a volte resistenti ai trattamenti farmacologici. Accompagnano quasi tutte le malattie infettive, possono presentare un rigonfiamento delle articolazioni e un'accentuazione del dolore alla pressione o con il movimento. Se è presente la febbre, la terapia è di esclusiva competenza medica. Nelle forme senza febbre, si può iniziare un trattamento sintomatico con farmaci di automedicazione in pomata, gel, spray (Algolisina, Artrosilene, Bayrogel, Fastum, Feldene, Kadol, Voltaren, etc).In mancanza di riscontri positivi, utilizzare per via orale, a stomaco pieno, farmaci "da banco" ad azione analgesica e antinfiammatoria a base di acido acetilsalicilico, paraceta-molo, ibuprofen, etc. Se anche quest'ultimo trattamento, dopo 3/4 giorni, non dovesse riuscire a rimuovere il problema, ci si dovrà sottoporre ad accurata visita medica e a ricerche di laboratorio per definire una diagnosi precisa e la relativa terapia.
DOLORI MESTRUALI (DISMENORREA)
Le mestruazioni, specialmente all'inizio dei cicli (menarca), ma frequentemente anche nel pieno dell'età fertile, sono precedute e/o accompagnate da dolori pelvici (al basso ventre), lombo-sacrali (schiena), emicrania e vomito. Ogni donna sa come affrontarli con medicinali di automedicazione. Il farmaco scelto è frutto di suggerimenti familiari, del consiglio di un'amica o, più spesso, di condizionamenti pubblicitari. Un'indisponibilità del medicamento preferito dovuta a dimenticanza o all'impossibilità d'acquisto, può determinare a volte una vera crisi. In questa circostanza, la paziente non deve assolutamente avere motivi di preoccupazione che aggraverebbero il suo stato. Molti farmaci hanno la stessa composizione anche se nomi e marchi diversi e altre molecole hanno le stesse indicazioni: in questi casi basta consigliarsi con il farmacista. Vera preoccupazione deve suscitare la comparsa di anomalie del ciclo. Queste vanno riferite, al più presto, al proprio medico o al proprio ginecologo. Farmaci di automedicazione per i dolori mestruali sono tutti gli analgesici da banco, anche se vengono indicati come più specifici PAntalgil, l'Aspegic, il Moment in buste, il Nurofen, etc.
EMATURIA (SANGUE NELLE URINE)
E' l'emissione di urina mista a sangue. Se la presenza di sangue si nota all'inizio della minzione e con qualche goccia alla fine della stessa, si tratta di probabile emorragia dell'uretra che è il breve condotto che collega la vescica urinaria con l'esterno, o della prostata, ghiandola dell'apparato genitale maschile che circonda l'uretra. Se si ha presenza di sangue per tutta la durata della minzione o alla fine della stessa, l'emorragia è quasi certamente di origine vescicale. E1 renale se si scurisce sul finire o se l'urina assume un tipico colore di "acqua di carne". Se infine, l'emissione di urina mista a sangue è accompagnata da frequenti stimoli a urinare e bruciori, con molta probabilità si tratta di cistite (vedi pag. 79). In tutti i casi è una patologia di stretta competenza del medico e bisogna lasciargli il compito di valutare l'opportunità di effettuare eventuali esami di laboratorio e di prescrivere terapie antiemorragiche e antibiotiche che si rendessero necessarie. Nell'attesa possono rivelarsi utili il riposo a letto e, in caso di emorragia intensa, l'applicazione sul basso ventre o in corrispondenza della zona renale, di una borsa di ghiaccio per sfruttare l'azione antinfiammatoria e vasoco-strittrice del freddo.
EMBOLIA DEI SUB (MALATTIA DA DECOMPRESSIONE)
E' dovuta alla formazione di bolle di azoto all'interno dei vasi sanguigni. Ciò avviene quando il sub, rimasto a lungo in profondità con autorespiratore, risale troppo velocemente. L'azoto dell'aria erogata dall'autorespiratore e inspirata in profondità, passa dagli alveoli polmonari nel sangue in quantità tanto maggiore quanto più alta è la pressione che dall'esterno viene esercitata sulla gabbia toracica e, quindi, sugli alveoli polmonari (1 atmosfera ogni 10 metri di profondità). Nel sangue l'azoto rimane disciolto fintantoché la pressione rimane la stessa alla quale l'aria è stata inspirata, cioè fino a quando il sub rimane alla medesima profondità o quando questa aumenta ulteriormente nel continuare la discesa. Quando il sub risale e la pressione esterna diminuisce, l'azoto tende a liberarsi in bolle come gas, esattamente come avviene quando si apre una bottiglia d'acqua gassata o di champagne, nelle quali si libera in bolle l'anidride carbonica che fino a quel momento era rimasta in soluzione per l'alta pressione esistente nella bottiglia ermeticamente chiusa. Se l'azoto in forma gassosa viene liberato gradualmente, quando il sub risale con lentezza e con soste per la decompressione, può essere espulso con la respirazione, attraverso gli alveoli polmonari, fino alla sua completa eliminazione. Invece, quando la decompressione avviene in maniera subitanea o comunque troppo veloce, il gas si libera nei vasi sanguigni in grosse bolle che possono ostruirli (embolia), bloccando la circolazione in zone più o meno ampie di organi o tessuti. Le zone che non ricevono più ossigeno vanno quindi incontro ad alterazioni o ad un arresto delle loro funzioni ma, al di là di un determinato limite di tempo, in esse si verificano fenomeni degenerativi irreversibili. I sintomi di un'embolia gassosa possono manifestarsi in modo estremamente variabile, secondo la localizzazione. Per un'embolia a carico del sistema nervoso centrale si possono avere perdita dei sensi, modifiche comportamentali e a volte emiparesi. Se il sub alla risalita perde i sensi, accusa dolori o insensibilità agli arti, difficoltà respiratorie, formicolìi, annebbiamenti della vista, pruriti, bisogna farlo distendere in luogo fresco, con le gambe sollevate e predisporre il suo immediato invio al Centro iperbarico più vicino (vedi elenco alla pag. 10). Durante il trasporto gli si potrà somministrare ossigeno.
EMORROIDISono dilatazioni patologiche delle vene dell'intestino retto, alle quali si accompagna frequentemente una reazione infiammatoria del tessuto connettivo circostante. Possono essere interne al canale rettale o esterne all'ano, evidenziandosi al tatto come varici che possono anche superare la dimensione di una ciliegia. Sono classificate in quattro diversi stadi di gravità. Molto spesso sono accompagnate da dolore, bruciore, prurito e san-guinamento che si verifica spesso dopo la defecazione. Si osservano specialmente nei sedentari, negli stitici e in coloro che si concedono, con frequenza, eccessi alcolici e alimentari. Per prevenirne la comparsa, è opportuno evitare la vita sedentaria, le bevande alcoliche, i cibi piccanti, il cioccolato, la frutta secca, le fritture e le mostarde. Particolare attenzione dovrà essere dedicata alla cura della stitichezza. In caso di crisi acuta, si suggeriscono bagni locali freddi, aggiungendo all'acqua del bidet dei cubetti di ghiaccio e trattamenti esterni in pomata o crema con farmaci di automedicazione (Anusol, Apiocolina, Cortanest, Emoren, Lasonil H, Preparazione H, Proctolyn, Ruscoroid, Tronotene, Ultraproct, etc). E' bene alimentarsi con pasta o riso in bianco, carne o pesce ai ferri o bolliti, verdure cotte.
Riposo e uso di lassativi blandi per favorire una scorrevole defecazione. Una visita medica è sempre utile per escludere o confermare la necessità di interventi specialistici (legature elastiche, iniezioni sclerosanti, laser, interventi di chirurgia tradizionale).
EPATITE ADopo la diarrea, è l'infezione più frequente nei viaggiatori. L'epatite A è endemica in Africa, Asia e America Latina. La profilassi può essere effettuata con la vaccinazione. In mancanza, porre molta attenzione all'acqua da bere, alle verdure e ai molluschi crudi o poco cotti che possono essere veicoli d'infezione.
ERNIE Sono tumefazioni di grandezza variabile (da una nocciola ad un melone e anche più) dovute all'insinuazione di un viscere (solitamente una parte dell'intestino) attraverso punti deboli e cedevoli della parete addominale. Si verificano in soggetti predisposti, a seguito di sforzi, colpi di tosse, aumenti ponderali, gravidanza o a causa di ferite o interventi chirurgici, per cedimento delle cicatrici. A seconda del posizionamento abbiamo: ernia epigastrica se si manifesta tra lo sterno e l'ombelico, ernia ombelicale se appare a causa della cedevolezza dell'orifizio ombelicale, ernia inguinale quando è dovuta alla debolezza dell'anello inguinale e si riscontra subito al di sopra della piega dell'inguine, ernia crurale che si evidenzia subito sotto la linea dell'inguine. Questa è frequente nelle donne ed è dovuta all'insinuazione di una parte di viscere attraverso l'orifizio crurale. L'ernia a volte è indolore, a volte è accompagnata da sensazioni penose, dolore, vomito, singhiozzo. La cura è chirurgica. In fase iniziale si può tentare, spingendo con due dita e con delicatezza, di farla rientrare. Ciò sarà facilitato da un bagno rilassante e mettendo il paziente con il bacino più alto della testa e con le gambe flesse e allargate in fuori. Può essere utile applicare del ghiaccio sulla parte prima di tentare di sospingerla all'interno. Si può anche ricorrere agli specifici cinti contendivi. Si definisce ernia strozzata quando, non potendo essere ridotta a causa di un trauma o per la eccessiva congestione, si blocca il passaggio del sangue e delle feci nella porzione di intestino interessata che va quindi in cancrena. In questo caso, l'intervento chirurgico diviene indilazionabile. Vi sono poi altri tipi di ernie: ernia del disco, cioè di quel cuscinetto interposto fra vertebra e vertebra che fa da ammortizzatore e consente i movimenti di flessione e di torsione della colonna vertebrale. Questa forma comporta gravi complicazioni dolorose quali radicoliti e nevriti. Infine ricordiamo l'ernia iatale dovuta alla risalita di una parte dello stomaco dalla cavità addominale a quella toracica attraverso il diaframma. Essa comporta, a volte, esofagiti da reflusso molto fastidiose trattabili con preparati a base di acido alginico (Gaviscon, Digeral, etc).
FASCIATURE (0 BENDAGGI) PIÙ' FREQUENTI Generalità. Servono per proteggere le aree ferite o le zone ustionate da ulteriori contaminazioni batteriche. In caso di necessità, le bende e le garze possono essere utilmente sostituite da strisce di biancheria, tovaglioli e fazzoletti puliti. Un bendaggio non deve mai essere tanto stretto da compromettere la circolazione del sangue determinando cianosi della cute e delle unghie.
Mani e dita.
Coprire la ferita con garza e iniziare la fasciatura partendo dal polso, girando attorno alla mano, coprendo la zona lesa e ritornando al polso. Continuare così finché la ferita è ben coperta e ultimare la bendatura attorno al polso. Se non sono ferite, lasciare le punta delle dita libere. Dal loro colore cianotico si potrà capire se la fasciatura è troppo stretta, al punto d'impedire la circolazione. Inversamente,sempre partendo dal polso, eguire dei giri ad 8 con un giro attorno alle dita, uno intorno al polso e incrocio sul dorso della mano. Tali fasciature servono anche per i piedi. Se è ferito solo un dito,girare benda attorno al polso, fissare sul dorso della mano, girare attorno al dito a spirale sino alla copertura completa della ferita e poi tornare al polso passando ancora sul dorso della mano. Lo stesso tipo di fasciatura serve anche per le dita dei piedi. Braccio e avambraccio coscia e gamba.
Trattandosi di segmenti a forma conica, è preferibile applicare la fasciatura a spirale inversa (a spiga), partendo dal polso. Si sovrappongono i giri della benda gli uni sugli altri, solo che a ogni giro si rovescia la benda (la faccia interna diventa esterna) tenendola fissa con un dito. E' consigliabile srotolare poco la benda ed eseguire giri paralleli e angoli uguali.
Gomito e ginocchio.
Sono zone dove va praticata la fasciatura cosidetta a testuggine: i giri della benda si dispongono a forma di 8 (fig. 39), ma a ventaglio. In pratica, si fa tenere al paziente il gomito o il ginocchio piegati ad angolo e poi si parte facendo due giri di benda attorno al gomito (o ginocchio) per poi passare a dei giri ad 8 rispettivamente tra braccio e avambraccio o tra coscia e gamba. L'incrocio avviene nella piega del gomito (o del ginocchio). Questo tipo di bendaggio serve anche per il calcagno (fig. 40).
Torace. Se il ferito è un uomo, si fa una fasciatura a spirale ascendente, non molto stretta, partendo dalla vita e terminando all'altezza delle ascelle. Si sovrappongono cioè i giri di benda gli uni sugli altri, ma solo parzialmente, in modo da allargare via via la zona fasciata.

Se ferita è una donna, iniziare con giri circolari sulle mammelle e poi continuare il bendaggio a testuggine, facendo fare alla benda dei giri a 8, passando una volta sopra e l'altra sotto i seni e incrociando la benda sui fianchi.