Emergenza7 - Vegasoccorso

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Parte VII     EMERGENZE DIVERSE

ABORTO SPONTANEO

E' l'espulsione del prodotto del concepimento prima che questo sia capace di vivere al di fuori dell'utero, cioè prima che siano trascorsi 180 giorni di gestazione. Viene definito aborto embrionale se si verifica nei primi 90 giorni dal concepimento, aborto fetale dopo questo periodo e fino al sesto mese di vita uterina. E' quasi sempre segnalato da perdite vaginali di sangue, accompagnate o seguite a breve distanza da contrazioni dolorose al ventre. E' comunque opportuno precisare che una perdita di sangue o un dolore al ventre non sempre significano che vi sia un aborto in atto. In attesa del parere o delle prescrizioni del ginecologo, si raccomanda riposo a letto e l'assunzione di un antispastico per combattere le contrazioni dolorose (Antispasmina Colica, Buscopan, etc), evitando di mettere ghiaccio sul ventre - a meno che non vi sia una emorragia molto abbondante dalla vagina - poiché il freddo, inducendo l'utero a contrarsi, peggiorerebbe la situazione. Non dimenticare, come prima cosa, che un atteggiamento rassicurante rappresenta, in quei momenti, un aiuto fondamentale per la paziente. Qualora la presenza e l'assistenza di uno specialista non sia prevedibile in un termine di tempo ragionevolmente breve, sarà opportuno provvedere al trasporto in ospedale.

ALLERGIE

Con questa definizione vengono abitualmente identificate le manifestazioni cliniche (congiuntivite, raffreddore da fieno, orticaria, dermatite, asma, etc.) che si scatenano in individui nei quali si sia originata un'anormale sensibilizzazione (allergia) a sostanze (allergeni) abitualmente prive di qualsiasi effetto patologico. Allontanando la causa scatenante (un animale domestico, un alimento, un polline, una sostanza con cui si viene a contatto), la reazione recede rapidamente e la persona torna presto a star bene. Un'allergia si sviluppa in genere dopo ripetute esposizioni all'allergene, talora dopo anni di continuo rapporto, in assenza del minimo sintomo. La sensibilizzazione può scomparire dopo un certo numero di anni, ma normalmente permane per tutta la vita. La prevenzione consiste nell'evitare il contatto con le sostanze di cui si sia accertata o si sospetti la responsabilità nella comparsa della manifestazione allergica. Quando questa si è manifestata e si tratta di una forma comune, in attesa del parere medico, può essere suggerito l'uso locale di farmaci in crema o gel (Fargan, Fenistil, Polaramin, etc.), decongestionanti nasali (Actifed nasale, Argotone, Neo Rinoleina, Rinocidina, Rinofluimucil, Rinogutt, Rinospray, Vicks sinex, etc), colliri (Antistin Privina, Collirio Alfa, Imidazyl, Iridina, Pupilla, Stilla, Tetramil, etc.) o trattamento con antistaminici di automedicazione per via orale (Actifed, Fenistil, Fienamina, Polaramin, Tria-minic, etc). Una forma di allergia grave è invece lo shock anafilattico (da penicillina o da altri farmaci, da siero, da punture di insetti, da tinture per capelli, da alimenti, etc), caratterizzato da difficoltà respiratoria e da collasso cardio-circolatorio di gravità rapidamente crescente fino ad un possibile esito letale. Il trattamento dello shock anafilattico è di esclusiva competenza medica: la rapidità d'intervento richiede che il medico disponga subito dei farmaci indispensabili (cortisone, antistaminici, adrenalina iniettabili) che suggeriamo di tenere nella cassetta di pronto soccorso e di rinnovare prima della scadenza. Per le persone a rischio, questi farmaci vanno sempre portati con sè durante i viaggi.

ANNEGAMENTO

Cercare di portare aiuto a chi è in procinto di annegare è sempre un'operazione pericolosa e richiede doti fisiche ed esperienza di soccorso. Se di fronte a tale emergenza, dopo una veloce autoanalisi delle proprie capacità, si decide di buttarsi in acqua, sarà opportuno portare con sè un salvagente o qualcosa che galleggi a cui appoggiarsi in caso di necessità. Giunti a riva, si potranno verificare due possibilità: la persona è ancora cosciente o ha già perso conoscenza. Se è ancora cosciente, mettendola a pancia in giù, con la testa più bassa del bacino, espellerà da sola gran parte dell'acqua introdotta; per aiutarla esercitare delle lievi pressioni alla base del torace. Se invece la persona è priva di conoscenza, il cuore batte ancora, ma il respiro è cessato, sarà inutile perdere tempo a far uscire l'acqua dai polmoni; bisognerà iniziare subito la manovra di respirazione bocca a bocca, dopo avere disteso il paziente sulla schiena con la testa iperestesa all'indietro. Infatti, anche se negli alveoli polmonari è contenuto ancora un certo quantitativo di liquido, l'aria immessa forzatamente dall'esterno dal soccorritore sarà sufficiente a fornire una ossigenazione del sangue che, pur se limitata, potrà mantenere in vita il naufrago fino all'arrivo di soccorsi più qualificati. In presenza anche di arresto del cuore, praticare contemporaneamente il massaggio cardiaco esterno (vedi art prec.).

APPENDICITE

E' l'infiammazione dell'appendice, la parte terminale atrofizzata dell'intestino cieco, dovuta a germi patogeni. Si manifesta con forte dolore nella zona bassa dell'addome, dalla parte destra, che si può irradiare alla gamba destra. Il dolore può essere accompagnato da malessere generale, nausea, vomito. Vi può essere rialzo della temperatura corporea oltre i 38 gradi. Sono opportune applicazioni di ghiaccio. Evitare l'assunzione di cibi e bevande. Assolutamente vietati i purganti. Chiamare il medico che potrà decidere se attuare una terapia antibiotica e antinfiammatoria o procedere ad un immediato ricovero ospedaliero.

ASCESSO 

E' una raccolta di pus localizzata che provoca un rigonfiamento doloroso, duro, rosso e pulsante, non sempre accompagnato da febbre (38 - 40°). Si riscontra più frequentemente sul collo, all'inguine, nella zona anale, nell'ascella, sul braccio. Applicare compresse di garza e cotone imbevute di alcool e impacchi caldo-umidi. Anche l'unguento di ittiolo può essere impiegato per favorire l'apertura dell'ascesso e la fuoriuscita del pus. Il medico ootrà prescrivere antibiotici ed eventualmente potrà procedere all'incisione per favorirne una più rapida evoluzione.

ASCESSO DENTALE 

Di solito è conseguente a infezione della polpa dentaria dovuta a carie. Può anche esse--e causato da trauma o da ocalizzazione, intorno all'api-:e del dente, di germi patogeni, solitamente streptococchi o ;tafilococchi. Normalmente il dolore è continuo e lancinan-te. Il dente interessato è dolente alla percussione e, a volte, sporge rispetto a quelli vicini. Il trattamento è esclusivamente medico-specialistico. Verranno prescritti antibiotici, antinfiammatori e sciacqui con collutori specifici. Il dentista prowederà poi all'estrazione del dente o alla cura del canale radicolare. I farmaci di automedicazione saranno importanti per il controllo del dolore in attesa del trattamento specialistico (Aspegic, Aspirina, Aspro, Viamal, Froben, Moment, Neo Cibalgina, Neo Optalidon, Novapirina, Nurofen, Saridon, Tachipirina, etc).

ASMA

Malattia dell'apparato respiratorio che inizia per lo più in età infantile (scomparendo con la crescita nel 50% circa dei casi), consistente nel restringimento delle vie aeree per spasmo della muscolatura liscia e congestione della mucosa. L'accesso d'asma si manifesta in maniera abbastanza drammatica: il paziente viene preso da un grave senso di soffocamento con labbra violacee, viso pallido e sudato.
L'inspirazione e soprattutto l'espirazione sono lente e penose, il respiro è sibilante, la frequenza cardiaca è aumentata. Dopo un certo tempo (da 30 a 60 minuti), la difficoltà respiratoria solitamente diminuisce. Le crisi spesso si ripetono e la loro gravità è in genere maggiore quando si presentano di notte. Le cause più frequenti di una crisi asmatica sono di natura allergica (pollini, polvere d'ambiente, pelo di animali domestici, fumo, cibi, farmaci, etc), ma la comparsa della crisi può anche essere conseguenza di un'attività fisica esagerata, di un'inalazione di aria a temperatura molto bassa, di stimoli emozionali, d'infezioni delle vie respiratorie. In caso di attacco d'asma, in attesa del medico che prescriverà farmaci specifici per inalazione, per via intramuscolare o endovenosa (adrenalina, aminofillina, teofillina, salbutamolo, sodio-cromoglicato, isoproterenolo, cortisone, etc), la posizione seduta, con il dorso leggermente inclinato in avanti e i gomiti appoggiati su un piano rigido, è quella da consigliare. Si rivelerà anche utile l'applicazione di una borsa d'acqua calda o un termoforo sul petto: la dilatazione, provocata dal caldo, faciliterà il respiro. Anche la somministrazione di ossigeno è sempre indicata e può essere attuata come automedicazione. Nelle forme allergiche bisogna evitare il contatto con le sostanze che ne sono la causa. La prevenzione suggerisce di non esporsi ai fumi di sigaretta, del camino, della stufa, degli autoveicoli. Premunirsi nell'eventulità di cambiamenti rapidi di temperatura. Prudenza negli sforzi ed evitare le competizioni sportive. E' sempre bene che un paziente asmatico si faccia indicare, da uno specialista (pneumologo, allergologo) o da un centro specializzato, i sintomi che gli consentano di distinguere un attacco di grado lieve da poter trattare da solo con i farmaci che gli sono stati indicati, da uno grave che richieda l'intervento di un medico.

ASSIDERAMENTO/CONGELAMENTO 

Sono dovuti alla permanenza prolungata a temperature molto rigide o a protratta immersione in acque fredde.
L'assideramento consiste nel progressivo abbassamento della temperatura dell'intero organismo. Questo, in una prima fase, reagisce con una vasocostrizione superficiale, onde consentire di mantenere livelli di temperatura normali agli organi profondi. Quando anche in essi la temperatura del sangue diminuisce, si registra dapprima una fase di ipotermia nella quale la temperatura corporea scende al di sotto di 35° (l'ipotermia profonda è a meno di 32°) e compaiono brividi, sonnolenza, confusione mentale. Diminuendo ulteriormente la temperatura interna, l'assiderato va incontro ad una perdita parziale o completa della coscienza, alla quale segue, entro un termine di tempo relativamente breve, la morte. Il paziente assiderato, immediatamente liberato con estrema delicatezza dagli indumenti bagnati e gelati, va coperto con panni caldi, disteso e, in caso di arresto circolatorio,deve essere tempestivamente sottoposto a rianimazione cardiopolmonare (vedi pag. prec.). Contemporaneamente si metteranno in atto gli interventi indirizzati a innalzare dall'esterno la temperatura corporea: applicazioni calde (termoforo, borsa o bottiglie di acqua calda, mattoni o pietre riscaldate e avvolte in coperte, etc.) a non più di 45° o immersione delle estremità degli arti in acqua a 37-40 centigradi. Questi interventi devono comunque essere attuati esclusivamente nell'attesa del ricovero in un ospedale attrezzato, provvedimento che, in queste situazioni, deve essere considerato imperativo e attuato con la massima tempestività possibile. Ricordiamo anche le manovre che erroneamente vengono ritenute utili e che, al contrario, devono essere assolutamente evitate:
1) non porre l'assiderato vicino a stufe o ad altre fonti di calore elevato e diretto;
2) non somministrare bevande alcoliche;
3) non forzarlo ad una attività fisica nell'intento di provocare una produzione interna di calore.

Il congelamento colpisce solo limitate parti del corpo, in genere le più esposte, quali mani e piedi, naso e orecchie, quando esse siano state a lungo esposte a temperature molto basse. Il congelamento si caratterizza per la presenza di lesioni che interessano la cute o anche i tessuti sottostanti. Il soggetto congelato non deve essere posto troppo vicino a stufe o caloriferi: lo sbalzo termico potrebbe essergli molto dannoso. Evitare di fare frizioni con la neve sulla pelle o di immergere bruscamente le parti congelate nell'acqua calda. Portare il paziente in un ambiente uniformemente riscaldato, ma anche ben aerato, liberandolo dai panni eventualmente bagnati e freddi (usando acqua a temperatura ambiente quando questi siano ghiacciati) e da tutto ciò che può ostacolare la circolazione sanguigna (scarpe, cintura, reggiseno, vestiti stretti). Ricoprire le parti congelate con medicazioni non strette e ben imbottite con garza, cotone idrofilo, lana. Solo se il paziente è cosciente,saranno utili bevande tiepide (thè o caffè allungati). Se incosciente, sarà opportuno metterlo in posizione di sicurezza (vedi pag. 20). Mai somministrare alcolici!

AUTOMEDICAZIONE

E' la cura delle piccole patologie facilmente identificabili dal paziente o dai suoi familiari in base alla comune esperienza, praticata con l'assunzione di farmaci acquistabili senza l'obbligo della ricetta medica (SP = senza prescrizione o OTC = farmaco da banco, dall'inglese Over The Counter) e, se necessario, con il consiglio del farmacista. Comunque, per evitare comportamenti rischiosi: 1) controllare la data di scadenza; 2) consultare sempre attentamente il foglietto illustrativo o l'etichetta riportata sulla confezione prima di ogni assunzione; 3) il parere del medico o del farmacista è sempre necessario per la donna in gravidanza e prima della somministrazione di certi antifebbrili ai bambini; 4) alcuni farmaci possono indurre sonnolenza (ad es.: gli antistaminici) e quindi è sconsigliabile assumerli se si deve svolgere un'attività che richieda vigilanza (guidare l'auto, usare attrezzature pericolose, etc); 5) l'impiego dei farmaci di automedicazione deve essere limitato a pochi giorni; 6) se i disturbi persistono o si aggravano, consultare il proprio medico.

AVVELENAMENTO

E' un'emergenza originata dall'introduzione nell'organismo di sostanze tossiche varie e con diverse modalità (ingestione, contatto, aspirazione, diffusione ambientale, etc.). L'evenienza più comune è l'avvelenamento da ingestione, volontaria o meno, di sostanze tossiche. Di fronte ad una persona che abbia ingerito un veleno, il soccorritore, innanzitutto, dovrà rendersi conto dello stato generale del paziente (coscienza, presenza del battito cardiaco, respirazione), non dimenticando mai che il tempo gioca un ruolo fondamentale nell'entità dei danni che ogni veleno può provocare. La tempestività di un intervento, ai fini della salvezza, deve essere spesso valutata in termini di minuti. Se il paziente è cosciente, bisognerà cercare di sapere da lui quale sostanza ha ingerito e quanto tempo è intercorso dall'assunzione. Se incosciente, comunque in ogni caso, è opportuno osservare attentamente l'ambiente circostante alla ricerca di eventuali confezioni sospette. Fatta questa ricerca, telefonare subito al più vicino Centro Antiveleni (vedi pag. prec.) che risponde 24 ore su 24. E' indispensabile riferire con chiarezza e con calma la sostanza assunta e la sua presumibile quantità, nonché il tempo intercorso dal momento in cui il veleno ha potuto cominciare a esercitare il suo effetto. Andando all'ospedale, portare il tamente disponibile, anziché attendere, bisognerà servirsi di qualsiasi mezzo per ottenere un ricovero ospedaliero il più rapido possibile. Non si dimentichiamo, infine, alcuni principi fondamentali che non aiutano a curare i danni causati da un avvelenamento, ma molto opportunamente, a prevenirli:
1) i farmaci, i detersivi e i prodotti per la pulizia della casa devono essere tenuti sotto chiave o comunque in armadietti inaccessibili ai bambini.
2) Le etichette di tutti questi prodotti non devono mai essere staccate dai loro recipienti.
3) Non travasare sostanze potenzialmente pericolose in contenitori diversi dagli originali, mai in bottiglie o contenitori per bibite o alimenti!

AVVELENAMENTO DA MONOSSIDO DI CARBONIO E/O ASFISSIA DA GAS

Si verifica per la fuga di gas nelle abitazioni, per protratta inalazione di gas di scarico di motori a scoppio, per decomposizione di sostanze organiche che per prolungata permanenza in ambienti chiusi e poco ventilati. Segno caratteristico di riconoscimento dell'intossicazione da monossido di carbonio è il colorito rossastro del paziente. Primo provvedimento deve essere quello di portare la persona all'aria aperta o, qualora ciò non fosse possibile, di spalancare tutte le porte e le finestre che possano consentire all'aria esterna di sostituire, il più rapidamente, quella satura di gas. In caso di perdita della coscienza, mettere il paziente in posizione di sicurezza (fig. 8) e, in ogni caso, slacciare cravatta, colletto, cintura, reggiseno e abiti stretti. Somministrare ossigeno con bombole che sono obbligatorie in ogni farmacia (vedi ossi-genoterapia pag. prec) e avviare rapidamente ad un centro iperbarico (pag. 10). In presenza di arresto respiratorio, praticare la respirazione bocca a bocca allontanando subito dopo velocemente la propria bocca da quella del paziente che, espirando, potrebbe emettere dosi di monossido di carbonio sufficiente a "intossicare" il soccorritore. In caso anche di arresto cardiaco, attuare le manovre di rianimazione cardiopolmonare (vedi pag. 17).

BRUCIORE DI STOMACO (pirosi)

E' una sensazione di bruciore e/o dolore localizzata nella regione dello stomaco (epigastrica) dovuta ad una aumentata acidità della secrezione. Il bruciore o il dolore se aggravati dal cibo, ma attenuati dagli antiacidi, possono essere espressione di ulcera gastrica; se avvertiti prima del pasto e attenuati dal cibo, possono essere provocati da un'ulcera duodenale. Se persistono da più giorni, è consigliabile una visita approfondita. Il trattamento con farmaci di automedicazione (Citrosodina, Maalox Plus, Magnesia San Pellegrino, Neutrolac, Neutrose, etc), integrato con la dieta (eliminare spezie, caffè, thè, cioccolato, pasti serali abbondanti, etc) e con la riduzione di eventuali stress possono attenuare le sofferenze ed essere di aiuto il medico nella formulazione Iella diagnosi.

CALAZIO (ORZAIOLO) 

infiammazione granulomatosa di una ghiandola del bordo palpebrale. Può, inizialmente, essere confuso con un orzaiolo vedi pag. 124), presentandosi con gonfiore e irritazione della palpebra, ma dopo alcuni giorni, risoltasi l'infiammazione, permane una piccola massa cistica, dura, tondeggiante, indolore e a lento accrescimento. Applicare impacchi caldi o pomate specifiche (ossido giallo di mercurio) può affrettarne, in qualche caso, la guarigione. In assenza di risultati, l'oculista asporterà il calazio chirurgicamente o con l'elettrocoagulazione.

CARIE DENTARIA 

E' l'alterazione progressiva e disgregante della struttura del dente, dovuta a diversi fattori: imperfetta mineralizzazione della superficie esterna del dente, azione di microrganismi cariogeni, ambiente orale adatto allo sviluppo di questi microrganismi, alimentazione non corretta o spuntini frequenti, igiene orale carente. Inizia con la demineralizzazione dello smalto (la parte più esterna del dente) e prosegue fino a raggiungere la sottostante dentina. A questo punto il dente diventa sensibile al freddo, al caldo, al dolce e il dolore che ne può conseguire scompare solo col venir meno dello stimolo. Quando la carie raggiunge la polpa dentale, il dolore può insorgere anche in assenza di stimoli. Il dentista provvederà ad allontanare con il trapano tutti i tessuti dentali colpiti, ripulendo con cura la cavità cariosa e successivamente otturandola con resine, amalgame o cemento. Nell'attesa dell'intervento specialistico, si raccomanda una scrupolosa igiene orale, una dieta priva di zucchero, dalla quale vengano esclusi anche bevande e cibi troppo caldi o troppo freddi e, infine, un trattamento con antidolorifici di automedicazione ad azione locale (Dentinale, Dentosedina, Donalg, Odontalgico Knapp, Odontalg, etc) e generale (Acetamol, Alka Seltzer, Aspegic, Aspirina, Aspro, Drin, Efferalgan, Moment, Neo Cibalgina, Neo Optalidon, Neo Uniplus, Nurofen, Saridon, Tachipirina, Viamal, etc).

CISTITE 

E' un'infiammazione della vescica urinaria che, a seconda della gravità, può interessare solo la mucosa, ossia lo strato più superficiale della parete della vescica, o può estendersi anche ai tessuti sottostanti. Nella grande maggioranza dei casi è sostenuta da germi patogeni. A volte può essere la conseguenza di lesioni o malattie renali, come anche di una infiammazione o ipertrofia prostatica, metriti, eccessi sessuali, raffreddamenti locali, calcoli vescicali. In forma lieve e transitoria può essere anche espressione di una congestione della mucosa vescicale per prolungata ritenzione di urine. Si presenta con senso di bruciore o dolore al basso ventre, che si può irradiare agli inguini, all'ano e può determinare continui stimoli alla minzione. Si consiglia un esame delle urine che devono essere raccolte al mattino, appena alzati, dopo attenta pulizia dei genitali esterni ed eliminando il primo getto. I contenitori sterili necessari alla raccolta sono acquistabili in farmacia. In base alla risposta del laboratorio, corredata eventualmente da un'urinocoltura, necessaria per identificare il germe responsabile e da un antibiogramma che indicherà l'antibiotico più efficace su quel germe, il medico curante stabilirà l'opportuna terapia che potrà essere antibiotica, antinfiammatoria o semplicemente comportamentale e dietetica. In mancanza del medico, potrà essere tentata un'automedicazione con antispastici (Alginor, Antispasmina, Buscopan, Soluzione Schoum, etc.) e disinfettanti urinari (Mictasol, etc).

CLISTERE O ENTEROCLISMA 

E' l'introduzione di liquidi per via anale mediante un apparecchio per enteroclisma, pera di gomma o soffietto di plastica. Le quantità di liquidi possono variare: un litro (grande enteroclisma), mezzo litro (enteroclisma intero), un quarto di litro (mezzo enteroclisma). Solitamente viene aticato a scopo evacuante nlle intossicazioni, contro la stitichezza o per preparare l'intestino a esami diagnostici In questi casi si userà sempicemente acqua tiepida cui potranno aggiungere, se lo riterrà opportuno, 1 - 2 cucchiai di olio o di glicerina, l'acqua potrà essere sostituita da infusioni di malva, di semi di lino, di camomilla, di senna, secondo suggerimenti di medicina popolare largamente seguiti e di comprovata validità. Possono essere anche usati clisteri di auto-medicazione (Clisma Fleet, Clisma Lax, Macrolax, etc). La tecnica di esecuzione di un enteroclisma è la seguente: dopo aver posto sul letto un lenzuolino cerato o di gomma, si dispone il paziente sul fianco destro con le gambe un po' flesse e possibilmente il bacino rialzato da un cuscino. Si fa respirare normalmente e rilassare i muscoli addominali. Quindi si unge con vaselina la cannula e la si introduce, con delicatezza, attraverso l'orifizio anale per 7/8 centimetri. Durante l'introduzione il paziente dovrà evitare qualsiasi movimento e colpi di tosse e dovrà poi trattenere il liquido finché lo stimolo dell'evacuazione sarà diventato veramente insopportabile.

COLICA ADDOMINALE 

E' una crisi dolorosa, a volte violenta, localizzata all'addome. Alcune persone ne soffrono con frequenza a causa della facile irritabilità del loro intestino o di una condizione di stitichezza cronica. Per coloro ai quali la crisi dolorosa si presenta inaspettata, accompagnata o meno da diarrea, una visita medica deve essere considerata indispensabile e urgente, per escludere cause a volte molto serie (appendiciti, calcolosi, pancreatiti, ulcere, malattie infiammatorie o malattie degenerative, diverti-coliti, occlusioni intestinali) che possono evolvere anche con estrema rapidità. Quando si sia certi di poter escludere queste gravi eventualità o siano note le cause dell'attacco, si potrà ricorrere a farmaci di automedicazione per un pronto controllo della sintomatologia dolorosa. L'adozione di semplici provvedimenti dietetici può spesso evitare il ripetersi della colica. Nella stitichezza l'alimentazione dovrà essere integrata con cibi apportatori di fibre (frutta,verdura, legumi, crusca ); in presenza di diarrea bisognerà eliminare per qualche giorno il latte, i dolci, la frutta e le verdure crude, dando la preferenza a pasti di riso condito con olio d'oliva, carni bianche e pesci magri bolliti o ai ferri, patate e carote cotte, mele cotte e passate senza aggiunta di zucchero, thè leggero con molto limone, acqua e bibite non gassate, niente alcolici. Se i disturbi sono dovuti a flatulenze (eccessivo sviluppo di gas), prendere, dopo ogni pasto, carbone vegetale, Eucarbon, etc., o medicinali di automedicazione a base di dimeticone (Mylicon, No Gas, etc).

COLICA EPATICA 

E' legata all'espulsione o al tentativo di eliminazione di un calcolo dalla cistifellea (sacchetto nel quale si raccoglie, nell'intervallo fra i pasti, la bile che verrà poi escreta nell'intestino durante la digestione) attraverso uno stretto canale di passaggio (coledoco). A volte il calcolo non si è formato nella cistifellea, ma nelle vie biliari e il tentativo di espulsione parte quindi da quste. La colica trova la sua ragione nelle violente contrazioni spastiche che il calcolo determina, al suo passaggio, sulla parete del canale che sta attraversando. Le contrazioni tendono comunque a estendersi rapidamente anche a settori non direttamente coinvolti dallo stimolo irritativo. Una colica epatica si manifesta con dolore acuto, improvviso e violento, che inizia in genere nella parte superiore destra dell'addome, appena sotto il margine inferiore della gabbia toracica, ma che può estendersi a tutto l'addome, alla schiena, alla spalla e può accompagnarsi a nausea e vomito. Utili l'applicazione del caldo in corrispondenza del fegato e antispastici di automedicazione per via orale (Alginor, Antispasmina, ;copan, Soluzione Schoum, .). Il medico potrà prescrivere antispastici in fiale e antidolorifici stupefacenti se il dolore fosse particolarmente violento.

COLICA GASSOSA DEL LATTANTE 

Si riscontra in un'alta percentuale di lattanti ed è caratterizzata da crisi di pianto irrefrenabili che insorgono all'improvviso in un momento di apparente benessere, più frequentemente nelle ore serali e possono durare anche alcune ore. E' generalmente determinata da un rallentato transito intestinale cui consegue una distensione delle pareti per formazione di gas, da una particolare sensibilità del lattante agli stimoli di origine intestinale, da un'alimentazione della nutrice con eccessivo apporto di latte e/o uova o da intolleranza al latte vaccino. Si suggerisce la somministrazione di tisane a base di finocchio e si consiglia di far fare il "ruttino" al lattante non solo alla fine, ma anche a metà poppata. Il pediatra potrà prescrivere antispastici (Alginor, etc.) o antimeteorici a base di dime-ticone (Mylicon, etc.) o decidere di eliminare dalla dieta della nutrice il latte e i suoi derivati, in caso di sospetta intolleranza della stessa a questi alimenti.

COLICA RENALE, O DA CALCOLOSI 

E' una crisi particolarmente dolorosa, dovuta al passaggio di un calcolo nell'uretere (canalino stretto e lungo che collega il rene alla vescica). Il dolore può interessare sia posteriormente la regione lombare, sia anteriormente l'addome dal lato corrispondente al rene interessato. Si può irradiare agli organi genitali e alla coscia. Si consiglia, in attesa del medico, riposo a letto, borsa dell'acqua calda in corrispondenza della regione renale ed antispastici di auto-me-dicazione per via orale o in supposte (Alginor, Antispa-smina, Buscopan, Soluzione Schoum, etc). Bere molta acqua oligominerale soltanto dopo che la fase dolorosa acuta della colica si sia calmata. Il medico potrà prescrivere antispastici per via intramuscolare o endovenosa ed eventualmente antibiotici per combattere o prevenire infezioni secondarie.

COLPO DI CALORE 

Si verifica negli ambienti chiusi, caldi, con alto grado di umidità e scarsa aerazione, nelle automobili posteggiate chiuse sotto il sole. In genere non si presenta con caratteristiche di gravità preoccupanti. In forma grave si può manifestare in atleti impegnati in corse sulle lunghe distanze o in persone impegnate in esercizi o lavori faticosi in ambienti a elevata temperatura. In questi casi, la sua evoluzione può anche essere drammatica. La secrezione di sudore e la sua evaporazione dalla superficie esterna del nostro corpo, fenomeni che comportano una sottrazione di calore e quindi un raffreddamento della cute, rappresentano i fondamentali meccanismi della termoregolazione fisiologica, cioè del sistema con cui l'organismo umano regola la sua temperatura interna. Quando la temperatura esterna si avvicina o supera quella del nostro corpo (36,5° - 37°) e, soprattutto, quando l'umidità atmosferica è molto elevata, la normale sudorazione ed evaporazione del sudore vengono progressivamente ostacolate, fino ad essere pressoché totalmente impedite, con conseguente aumento della temperatura corporea. I sintomi più evidenti di un colpo di calore di media gravità sono: mal di testa, irrequietezza, ronzii alle orecchie, vertigini, sensazione di svenimento, sudorazione, sete, crampi muscolari. In forma grave si manifesta con respiro affannoso, mal di testa spesso violento, vertigini, vomito, talora diarrea, crampi, pelle calda al tatto, arrossamento del volto, battito cardiaco frequente e polso "piccolo", agitazione e confusione, fino alla perdita di coscienza. Il soccorritore dovrà portare l'infortunato in luogo fresco e ombroso. Slacciare gli indumenti stretti, la cravatta, il colletto, la cintura, il reggiseno. Muovere l'aria intorno al paziente con un ventaglio o possibilmente con un ventilatore. Molto utili saranno le spugnature fredde o gli impacchi di ghiaccio alle tempie, al collo e all'inguine. Se la persona colpita è perfettamente cosciente, tenerla in posizione semiseduta e somministrare thè o caffè allungati e a temperatura ambiente, successivamente liquidi integratori di sali minerali (Reidrax, Alhydrate, Pedia-lyte, etc). Mai alcolici! In caso di perdita della coscienza, porre la persona in posizione di sicurezza (vedi pag.).

COLPO DI SOLE 

L'aumento della temperatura intracranica determinata dall'azione diretta dei raggi solari sul capo dell'infortunato, può determinare una serie di conseguenze caratteristiche del colpo di sole: malessere generale, improvviso mal di testa, vertigini, nausea, pallore, sudorazione profusa con disidratazione, debolezza, crampi muscolari e spesso perdita di coscienza. Il soccorritore dovrà distendere l'infortunato (mai in posizione seduta) in luogo ombroso slacciandogli gli indumenti stretti, la cravatta, il colletto, la cintura, il reggiseno. Eventuale posizione di sicurezza (vedi pag.) ed evitare bevande, se incosciente. Se l'infortunato invece è cosciente, somministrare bibite (mai ghiacciate) come thè e caffè diluiti ed eventualmente liquidi integratori di sali (Reidrax, Alhydrate, Pedialyte, etc).

CONGIUNTIVITE 

Infiammazione della congiuntiva (sottile membrana che riveste l'interno delle palpebre e il bulbo oculare sino alla cornea) con arrossamento, prurito, sensazione di "sabbia negli occhi", intolleranza alla luce (fotofobia) e secrezione a volte purulenta. Al risveglio le palpebre possono essere "incollate" fra loro. Sull'orlo palpebrale e nell'angolo dell'occhio possono esservi piccole crosticine o essudato vischioso. Una congiuntivite può essere causata da agenti irritativi ambientali (luce, radiazioni ultraviolette, polvere, fumo, vento), da intolleranza a cosmetici, da allergia a farmaci locali o generali, etc. Spesso ha un'origine virale o batterica. In questi casi, l'infezione congiuntivale può essere trasmissibile: pertanto, a titolo prudenziale, il paziente dovrà sempre usare solo i propri asciugamani e lavarsi le mani accuratamente dopo essersi toccato gli occhi. I familiari dovranno attuare misure igieniche preventive. La visita medica è di rigore. Nell'attesa potranno essere effettuati lavaggi con acqua borica al 3% e instillazioni con colliri di automedicazione (Antistin Privina, Collirio Alfa, Imidazyl, Iridina, Naftazolina, Octilia, Pupilla, Stilla, Tetramil, Visustrin, etc).

CORPI ESTRANEI NELL'OCCHIO

E' un evento frequente ma, per fortuna, raramente si dimostra grave. Quando si sia determinata una lesione della cornea o della palpebra o ci si trovi di fronte ad un'ustione chimica, l'intervento immediato di uno specialista è imperativo. I sintomi abituali sono: dolore, lacrimazione, arrossamento. E' importante ricordare di non strofinare mai l'occhio interessato: il corpo estraneo potrebbe Drovocare lesioni anche gravi al globo oculare e in modo oarticolare alla cornea. Il Drimo provvedimento da adottare è quello di lavare con abbondante acqua, direttamente sotto il rubinetto o utilizzando una bottiglia o un bicchiere, specie nel caso di una lesione chimica. Se la sostanza chimica è sicuramente un acido, può essere usata una soluzione di bicarbonato. Se trattasi di calce è meglio allontanarne i residui con una garza o un fazzoletto pulito, prima di lavare l'occhio con abbondante acqua. Si può quindi ispezionare la palpebra inferiore (mentre il paziente guarda verso l'alto) dove più comunemente si localizza il corpo estraneo. Se questa ispezione si rivela negativa, allora bisognerà ricercare sotto la palpebra superiore. Questa andrà rovesciata ribaltandola verso l'alto su un fiammifero, uno stuzzicadenti o un cotton fioc, mentre il paziente guarda verso il basso.
il soccorritore deve fare sedere a terra la persona e sollevarle la gamba prendendola per il calcagno, mentre con l'altra mano premerà sul ginocchio. I crampi potranno essere prevenuti o alleviati bevendo piccole quantità di acqua in cui sia stato sciolto un po' di sale da cucina o una sostanza reidratante come Reidrax, Alhydrate, Pediahlyte, Polase, Mag 2, etc. I massaggi sono sempre molto utili. 

CRISI ACETONEMICA (acetone nei bambini)

Diverse sono le cause che portano all'aumento dell'acetone nel sangue del bambino rilevabile dal caratteristico odore dell'alito o meglio con un test diagnostico di facile esecuzione e acquistabile in farmacia (Chetotest, Keturtest, etc.). Tutte concorrono a determinare una condizione di eccessivo consumo di grassi per carenza di zuccheri disponibili. Ciò può essere riconducibile a squilibri nella dieta del bambino, ma quasi sempre rappresenta la conseguenza di un esaurimento delle riserve di zucchero
Se si tratta di ciglia o di granelli di sabbia, si può cercare di rimuoverli con l'aiuto di un angolo di fazzoletto pulito e piegato. Se si accerta la presenza di una piccola scheggia metallica, può essere tentato l'utilizzo di una calamita che andrà avvicinata alla scheggia stessa. Se non si riesce nella rimozione, dopo aver fatto chiudere entrambi gli occhi (se si muove un occhio anche l'altro si muove) bisogna ricoprirli con garza o con un fazzoletto pulito e bendare senza stringere, in attesa dell'intervento di un medico (vedi anche ferite dell'occhio).

CORPI ESTRANEI NELL'ORECCHIO

Quando siano chiaramente visibili e situati nella parte esterna del condotto uditivo, si può estrarli con l'aiuto di una pinzetta a punte arrotondate, facendo attenzione a non spingerla troppo verso il fondo del condotto per evitare il rischio di provocare lesioni al timpano. Non usare mai bastoncini auricolari o simili: potrebbero sospingere ancora più all'interno il corpo estraneo. L'intervento più adeguato, specie quando si tratta di un insetto, consiste nel farlo uscire con un getto d'acqua, spinto nel condotto uditivo con una siringa cui sia stato tolto l'ago o con uno schizzetto o pera di gomma, di quelli usati per clisteri o lavande.

CRAMPI MUSCOLARI 

Sono contrazioni involontarie, spastiche e dolorose dei muscoli, specialmente di quelli del polpaccio, della coscia, della mano e del piede. Normalmente sono di breve durata e si risolvono spontaneamente. Si manifestano in genere, specie quando compaiono durante il sonno, a seguito di posizioni scorrette con compressione di un nervo o di un'arteria. Spesso sono, però, la conseguenza di un prolungato e/o eccessivo sforzo muscolare (durante il nuoto, quando il corpo è raffreddato dalla temperatura dell'acqua) nel corso del quale si è formata una rilevante quantità di acido lattico, superiore alla capacità di smaltimento da parte del sangue circolante. Possono anche essere dovute a perdita di sali dopo sudorazioni profuse, vomito, diarree. L'intervento, in questi casi, consiste sempre nella massima distensione dei muscoli interessati. Se il crampo interessa la mano, le dita devono essere tese al massimo e piegate all'indietro facendo leva sui polpastrelli. Così per il piede. Se il crampo colpisce il polpaccio, la gamba va tenuta tesa e il piede piegato verso il ginocchio. Può essere utile cercare di camminare. Infine, se è la coscia a subire la contrazione spastica,il soccorritore deve fare sedere a terra la persona e sollevarle la gamba prendendola per il calcagno, mentre con l'altra mano premerà sul ginocchio. I crampi potranno essere prevenuti o alleviati bevendo piccole quantità di acqua in cui sia stato sciolto un po' di sale da cucina o una sostanza reidratante come Reidrax, Alhydrate, Pediahlyte, Polase, Mag 2, etc. I massaggi sono sempre molto utili.

CRISI ACETONEMICA (ACETONE NEI BAMBINI)

Diverse sono le cause che portano all'aumento dell'acetone nel sangue del bambino rilevabile dal caratteristico odore dell'alito o meglio con un test diagnostico di facile esecuzione e acquistabile in farmacia (Chetotest, Keturtest, etc.). Tutte concorrono a determinare una condizione di eccessivo consumo di grassi per carenza di zuccheri disponibili. Ciò può essere riconducibile a squilibri nella dieta del bambino, ma quasi sempre rappresenta la conseguenza di un esaurimento delle riserve di zucchero (glicogeno), per un eccesso d consumo, anche in bambini a dieta equilibrata. Questo s verifica più facilmente durante stati febbrili, specialmente se complicati da vomito e diarrea e dopo periodi prolungati d gioco ad attività muscolare intensa. La somministrazione ripetuta di zucchero (2 cuc chiai in un bicchiere d'acquaio bibite zuccherate (aranciate succhi di frutta, etc.) si rivelerà molto utile in attesa della visi ta medica. I farmaci di auto medicazione più usati in questa condizione sono: Alcalosio, Biochetasi e Citrosodina.

CRISI CONVULSIVA FEBBRILE NEI BAMBINI 

Di solito è una manifestazio ne passeggera dovuta a cause diverse (spasmo laringeo, emozioni, collera, singhiozzo, febbre alta, etc.). A volte però, può essere il segno di una vera epilessia. Si manifesta con l'irrigidimento di tutti i muscoli del corpo e la comparsa di brevi movimenti a scatto. Il bambino può cessare di respirare per qualche istante, ruota gli occhi all'indietro e perde saliva dalla bocca. La crisi è di breve durata (2/3 minuti). Bisogna mantenere libere le vie respiratorie e girare il bambino su un fianco, per consentire a eventuali rigurgiti di uscire dalla bocca. Non dare nulla da bere durante e subito dopo la crisi e non immobilizzare le gambe del bambino. In presenza di febbre molto alta, somministrare antifebbrili di automedicazione (Acetamol, Tachipirina, etc.) e fare spugnature d'acqua a temperatura ambiente sul corpo (sul capo e sulla fronte, anche fredde) per facilitare il controllo della temperatura. L'episodio va sempre riferito al medico curante.

CRISI EPILETTICA

L'epilessia è una malattia del sistema nervoso centrale dovuta a irritazione della corteccia cerebrale, che può provocare improvvise crisi con movimenti ritmici e violente contrazioni degli arti e di tutto il corpo (convulsioni) mascelle serrate e bava alla bocca, occhi rivolti verso l'alto, viso cianotico per difficoltà respiratoria. Le crisi iniziano in genere con un grido o con un breve arresto del respiro. L'epilettico, pur essendo così agitato, è in stato d'incoscienza. Al termine della crisi, si ha in genere una condizione di sonnolenza che dura da un quarto d'ora a mezz'ora. Il soccorritore dovrà cercare di proteggerlo, allontando da lui, durante la crisi, ogni oggetto che potrebbe ferirlo e cercare di salvaguardargli il capo con indumenti, gommapiuma o quant'altro disponibile per evitargli gravi ferite da urti contro mobili, spigoli, etc.. Slacciare cravatta, colletto, reggiseno e vestiti stretti. Rotolarlo su un fianco e non cercare di trattenerlo. Non tentare di afferrargli la lingua per evitare che soffochi (in questa situazione non cade mai all'indietro). A volte può essere difficile, per un soccorritore, distinguere una vera crisi epilettica da una crisi di nervi. In linea di massima la crisi epilettica si riconosce perchè il paziente, anche se agitatissimo, non è cosciente e nessun movimento è fatto con un fine. Durante la crisi di nervi o crisi isterica, invece, la persona colpita, essendo cosciente, può dirigere i suoi movimenti tentando, ad esempio, di allontanare i soccorritori, cercando di colpirli o di afferrar loro le mani. Inoltre l'epilettico, una volta passata la crisi, cade in uno stato di torpore e non ricorda più quello che è successo, a differenza dell'isterico che conserva invece intatta la sua lucidità.

CRISI IPERGLICEMICA

E' la condizione in cui può venirsi a trovare un diabetico che non abbia assunto la giusta dose di insulina o che abbia ingerito troppi carboidrati (pane, pasta, dolci). Può anche essere il segnale iniziale di un diabete di cui fino a quel momento non si era sospettata l'esistenza. Si manifesta con perdita di coscienza preceduta da sete intensa, alito dal caratteristico odore di acetone, polso piccolo e frequente, cute secca e calda, respiro frequente e a volte vomito. L'esame delle urine rivela presenza di zucchero e di acetone. Come trattamento, se persona notoriamente diabetica, iniettare una dose di insulina.

CRISI IPOGLICEMICA

Quando un paziente insulino-dipendente non mangia a sufficienza dopo l'iniezione di insulina o quando erroneamente si inietta una dose superiore alle sue necessità, può andare incontro ad una crisi ipoglicemica. Questa può manifestarsi, pur se con minore intensità, anche in individui normali quando, per le più svariate ragioni, la loro dieta ha un apporto calorico, in particolare di carboidrati (zucchero, dolci, farinacei, riso, pane, etc) decisamente inferiore alle necessità. La crisi comincia con sensazione di malessere crescente, di fame improvvisa accompagnata da nausea, prostrazione, sudorazione profusa e senso di freddo. Possono insorgere contrazioni muscolari che, a volte, diventano vere e proprie convulsioni. Di solito il viso è arrossato e le pupille ristrette (miosi). Il paziente può essere scambiato per ubriaco o in crisi d'astinenza da oppiacei. Se cosciente, somministrare, a piccoli sorsi, un bicchiere di acqua con 3-4 cucchiaini di zucchero o bibite zuccherate (aranciate, succhi di frutta etc.). Dopo una decina di minuti, se i sintomi non sono regrediti, si può ripetere la somministrazione. Se c'è perdita di coscienza, non potendo somministrare nulla per via orale, avviare rapidamente all'ospedale dove sarà sottoposto a iniezione endovenosa di 20-30 millilitri di soluzione glucosata al 40%.

DERMATITE DA PANNOLINO

Questa malattia è quasi sempre dovuta ad un fungo unicellulare che prende il nome di Candida Albicans e che predilige le pieghe cutanee, la bocca e la vagina. Nella dermatite da pannolino la localizzazione delle manifestazioni (chiazze rosse a margine ben definito e abbastanza pruriginose) è come quella descritta nelle Micosi delle pieghe (vedi a pag. 117) anche per quanto concerne il trattamento (Azolmen, Canesten, Nizoral, Pevaril, Trosyd, etc).

DIARREA

Disturbo caratterizzato da espulsione di feci liquide più volte nella giornata, accompagnata spesso da dolori addominali, febbre e vomito. Una diarrea acuta è in genere dovuta a tossine di origine alimentare o a infezioni ed è per lo più destinata a estinguersi da sola. In forma grave, essa può tuttavia portare ad una disidratazione, talora con rischio di vita. Una diarrea cronica può essere espressione di intolleranze alimentari o malattie infiammatorie intestinali, ma può anche essere sostenuta da gravi infezioni (tifo, colera, etc) o da forme tumorali del colon. Frequente è la diarrea del viaggiatore, di solito è causata dall'assunzione di cibi e bevande contaminate. Questa forma è accompagnata da crampi addominali, febbre e nausea. Come trattamento palliativo di una forma acuta, possono essere somministrati carbone medicinale e adsorbenti intestinali (Streptomagma, etc). Utili anche il Diarstop, l'Imodium, etc.. Quando essa persista per più di 3 giorni, il paziente sia chiaramente disidratato e i dolori addominali siano continui o si riscontrino tracce di sangue nelle feci, un controllo medico si impone. La terapia, una volta accertate le cause della diarrea acuta o cronica, deve essere diretta contro le stesse e prevede l'uso di antibiotici ad ampio spettro e di fermenti lattici o similari (Bioflorin, Colifagina S, Colopten, Enterogermina, Infloran, Lactipan,Vaxitiol, etc). Essa deve essere comunque indirizzata anche a contrastare i disturbi conseguenti all'eccessiva perdita d'acqua e di sali minerali con dei reidratanti come Reidrax, Alhydrate, Pedialhyte, etc. La dieta riveste un ruolo molto importante in tutte le forme intestinali. E' bene consumare alimenti che, dopo la digestione, lascino poche scorie: cibi prevalentemente cotti o bolliti, con pochi condimenti e facili da digerire. Preferire riso, carni bianche e magre, pesce magro, verdure cotte o bollite (carote, patate), frutta cotta, sbucciata e senza aggiunta di zucchero. Evitare latte e derivati, carni, pesci e formaggi grassi, salse piccanti e legumi. Ricordarsi di introdurre grandi quantità di liquidi: acqua, concentrati di sali minerali, succhi di frutta e brodi sgrassati, thè leggero con aggiunta di abbondante succo di limone. Evitare alcolici, caffè e bevande gassate.
        
 
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