Generalità. Se noi consideriamo il corpo umano come una perfezionatissima macchina dotata di vita, lo scheletro ne è la struttura rigida portante. Questo è costituito da ossa che sono dei tessuti particolari e molto consistenti, ma che, in seguito ai più svariati traumi, possono rompersi, oppure uscire dalle "guide" naturali (articolazioni) alle quali sono collegate per potersi spostare fra loro e per muovere segmenti di scheletro. Quando si verifica una loro rottura, si parla di frattura, mentre quando fuoriescono dalle loro articolazioni, senza però rompersi, si parla di distorsione se lo spostamento è limitato e seguito dal rientro spontaneo nell'articolazione, e di lussazione quando lo spostamento delle ossa, rispetto alle loro articolazioni, è più grave e non vi è rientro spontaneo. Tutte queste evenienze traumatologiche (fratture, distorsioni e lussazioni) possono coinvolgere, quando si verificano, altre strutture come nervi, vasi sanguigni, legamenti e muscoli, con differenze dovute alla maggior o minor gravità della lesione.
Le urgenze traumatologiche-ortopediche sono caratterizzate dalla comparsa dei seguenti sintomi:
1) dolore acuto nel punto della lesione;
2) incapacità di muovere la parte colpita, con aumento del dolore a ogni tentativo di movimento;
3) gonfiore della parte interessata, con deformazione del normale aspetto della zona;
4) scricchio/amento delle ossa rotte, con caratteristico rumore a scroscio, ai tentativi di movimento.
In tutti i casi, il soccorritore dovrà applicare la scala delle, urgenze (vedi pag.14), tenendo presente che, dove si verifichino contemporaneamente alle fratture anche emorragie o stato di shock o perdita di coscienza, bisognerà trattare subito queste complicanze. Il soccorritore adotterà poi, nei confronti dell'infortunato, tutte le attenzioni e le cautele affinché non si determini un peggioramento delle sue condizioni, mettendolo in posizioni tali che il dolore, di solito molto acuto in questi casi, venga alleviato. Compito del soccorritore, in caso di lesioni ortopediche, sarà sempre quello di "bloccare" ogni singolo tipo di frattura impedendo che, muovendosi, le ossa si spostino e facciano ulteriori danni. Una volta bloccate le ossa rotte o le articolazioni lussate, il soccorritore sorveglierà sempre i parametri vitali (coscienza, polso, respirazione) e si terrà pronto a intervenire qualora si verificassero complicanze (shock).
Traumi della colonna vertebrale. Un caso particolare di lesione ortopedica, per la sua vicinanza e quindi per il possibile coinvolgimento di strutture del sistema nervoso, è quello della colonna vertebrale. Fratture di una o di più vertebre che la compongono possono infatti interessare il midollo spinale, prolungamento del cervello. Una sua ferita può provocare nell'infortunato una paralisi di tutta la parte del corpo al di sotto del punto di lesione (tetraplegia se riguarda sia gli arti superiori che gli inferiori; paraplegia se riguarda solo gli inferiori). E' perciò molto importante, ogni qualvolta vi sia una lesione traumatica della colonna vertebrale (soprattutto cervicale), evitare qualsiasi movimento che possa rischiare di spostare ancora di più l'asse corporeo del paziente.
Fratture degli arti. In caso di frattura di un arto, il soccorritore "non professionale" deve attenersi alle regole che seguono:
1) non tentare di far rientrare le ossa nelle fratture esposte (l'osso fratturato, avendo perforato i muscoli e la pelle, si intravvede attraverso la ferita) e non muovere il traumatizzato prima di avergli immobilizzato l'arto fratturato.
2) Slacciare e se necessario tagliare (ma non sfilare) indumenti, calzature e cinture per liberare la parte e verificare se ci sono emorragie in atto.
3) Fissare attorno all'arto fratturato due stecche imbottite con cotone o stoffa (in mancanza di queste usare asticelle in legno o plastica, bastoni, etc). La loro lunghezza deve comprendere non solo la zona di frattura, ma deve essere tale da immobilizzare anche le articolazioni al di sopra e al di sotto della stessa.
4) Per impedire ogni movimento, riempire gli spazi vuoti fra stecche e arto fratturato con materiale morbido (cotone, lana, indumenti).
5) Bendare insieme assicelle e arto, non strettamente, per evitare impedimenti alla circolazione del sangue, indi bloccare il tutto al tronco o all'arto inferiore opposto con bende, cravatte o cinture.
6) L'immobilizzazione, anche in mancanza di stecche ortopediche, assicelle, etc, può essere fatta, per l'arto superiore, semplicemente fissando l'arto al corpo o bloccando la spalla con un bendaggio o usando il lembo di una giacca o di un maglione rivoltato e fissato con una o più spille di sicurezza.
7) Per gli arti inferiori, in assenza di stecche, etc, basterà fissare quello interessato all'altro; così anche nel caso che tutte e due le gambe fossero fratturate. I due arti dovranno essere quindi legati insieme, con bende o cravatte o cinture, sempre avendo cura di non esercitare trazioni, di non ridurre le fratture stesse e di non stringere troppo per non bloccare la circolazione del sangue.
Deve essere invece mantenuta il più possibile la forma assunta dall'arto fratturato, bloccandolo e inserendo cotone, pezzi di stoffa o altro per "riempire" eventuali spazi vuoti fra l'arto e la steccatura (o l'altro arto usato come stecca).
Contusioni. Con questo termine vengono definite le lesioni che si determinano quando, a causa di un trauma, si verifica una violenta e rapida compressione di tessuti molli (cute, muscoli) fra una superficie dura esterna (corpo contundente) e le ossa sottostanti. L'intervento del soccorritore sarà quello di alleviare il dolore causato dal rapido rigonfiamento (tumefazione) della parte colpita, applicando impacchi di ghiaccio e, successivamente, pomate o gel a base di antinfiammatori, eparina, eparinoidi (Essaven Gel, Flebs, Hemovasal, Hirudex, Hirudoid, Lasonil, Lasoven Gel, Lioton, Arnica, etc).
Lussazioni. Nelle lussazioni, anche se non vi sono fratture, i capi articolari fuoriescono dalla loro articolazione e si spostano in modo abnorme, rendendo impossibile il movimento e causando gonfiore e dolore intenso. Il primo intervento sarà quello di raffreddare l'articolazione lussata con impacchi di ghiaccio o acqua fredda (in mancanza dei modernissimi freddo-spray o buste di ghiaccio istantaneo, in vendita nelle farmacie e molto usati nella traumatologia sportiva). Sarà poi necessario bloccare l'articolazione per imperdirle qualsiasi movimento, come indicato per le fratture. Mai tentare di rimettere a posto un'articolazione lussata (disarticolata).
Distorsioni. Nelle distorsioni, come nelle lussazioni, si ha un repentino dislocamento dei capi articolari delle ossa rispetto alla loro articolazione. A differenza delle lussazioni, vi è un ritorno spontaneo e pressoché immediato alla loro posizione naturale. In questo caso si potrà avere gonfiore e dolore che potranno essere utilmente trattati con impacchi di ghiaccio naturale o artificiale (vedi lussazioni) o con acqua fredda. Anche nelle distorsioni bisognerà bloccare l'articolazione interessata e impedirle il movimento.
AMPUTAZIONI
Bloccare subito l'emorragia, quasi sempre presente, applicando un laccio emostatico (in mancanza usare una cravatta, una cintura, una fettuccia di stoffa abbastanza larga) a monte del punto di amputazione (vedi pagina 110). Ricoprire il moncone, dopo averlo abbondantemente lavato con acqua, con garza o tela pulita. Raccogliere il pezzo amputato, accuratamente lavato, in un sacchetto di plastica ben chiuso per evitare il contatto con l'aria che provocherebbe il deperimento della materia organica. Il sacchetto va poi posto in un contenitore cui sia stato aggiunto del ghiaccio. In mancanza di ghiaccio, tenere il pezzo amputato all'ombra e al fresco: all'ospedale potrà essere tentato il suo reinnesto.