Emergenza6 - Vegasoccorso

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Parte VI     INCIDENTE STRADALE

Di fronte ad un incidente stradale, prima ancora di precipitarsi per portare soccorso ai feriti, sarà necessario attuare elementari norme di sicurezza che permetteranno di agire senza mettere a repentaglio la propria incolumità per il sopraggiungere di altri veicoli.
Quindi, operare nel modo seguente:
1) segnalare chiaramente il luogo dell'incidente per impedire che altri mezzi sopravvenienti provochino ulteriori danni;
2) richiedere l'intervento di un'autoambulanza;
3) evitare assembramenti di curiosi e chiedere l'aiuto soltanto di persone che si qualifichino come conoscitori delle norme elementari del soccorso;
4) staccare subito i contatti elettrici dei veicoli coinvolti togliendo le chiavi dal cruscotto e/o staccando i cavi della batteria;
5) tenersi pronti a spegnere eventuali e improvvisi incendi con un estintore. Se dall'auto incidentata fuoriesce benzina, bisognerà tenere i curiosi ad adeguata distanza e vietare di fumare e di accendere fiamme;
6) non estrarre e non spostare i feriti a meno che ciò non sia imposto da pericoli di ulteriore investimento, scoppio o incendio: si potrebbero aggravare le eventuali lesioni della colonna vertebrale se gli infortunati venissero soccorsi e trasportati senza collaudata professionalità. Se lo spostamento fosse indispensabile, bisognerà cercare di farsi aiutare da persone possibilmente in possesso di nozioni di primo soccorso. Prima di spostare comunque un incidentato, se le circostanze lo permetteranno, bisognerà rilevare i parametri vitali, iniziando eventualmente la respirazione bocca a bocca (o bocca a naso) se il paziente è privo di conoscenza e mostra segni di grave insufficienza respiratoria. Se è ancora cosciente, coprirlo e tranquillizzarlo per evitare l'aggravamento di un eventuale stato di shock. Sempre se possibile, prima di spostarlo, bloccare eventuali emorragie, specialmente se arteriose.

Per estrarre un ferito da un'auto:

1) posizionarsi sempre con le gambe divaricate;
2) nell'abbassarsi tenere sempre la schiena diritta, piegando solo le ginocchia;
3) tenere la persona da spostare il più vicino possibile al proprio corpo;
4) utilizzare le proprie cosce, le anche, le spalle e la muscolatura più sviluppata per reggerne meglio il peso;
5) infilare il proprio avambraccio sinistro facendolo scivolare sotto l'ascella sinistra del traumatizzato, afferrargli il mento tenedogli la testa bloccata contro il proprio torace;
6) passare l'altro avambraccio sotto l'altra ascella dell'infortunato e afferrare il polso di questi, tenendolo accostato all'addome;
7) sostenerlo, eventualmente con l'aiuto di altri, tenendogli la testa saldamente appoggiata contro la spalla e il torace del soccorritore, evitandogli, così, bruschi movimenti del collo;
8) retrocedere lentamente evitando di fargli oscillare la testa e il collo. Eventuali fratture degli arti saranno trattate soltanto successivamente;
9) se cosciente, stenderlo a terra con i piedi un po' rialzati;
10) se incosciente, con molta cautela, metterlo in posizione di sicurezza per evitare rischi di soffocamento per ingestione di sangue, vomito, protesi o caduta all'indietro della lingua; proteggerlo dal freddo con abiti o coperte. Molto utili e poco ingombranti sono le coperte in plastica bilaminata, reperibili nelle farmacie e da tenere nelle cassette di pronto soccorso in casa, in auto, in barca;
11) se il traumatizzato è un motociclista non è consigliabile togliergli il casco perchè si corre il rischio di provocargli gravi lesioni al midollo i spinale all'altezza bre cervicali. Nel caso in cui ciò fosse indispensabile, è opportuno l'intervento contemporaneo di due persone: la prima afferra il casco e lo tiene in leggera trazione, la seconda slaccia o taglia la cinguetta sottogola. Mentre quest'ultima immobilizza il capo dell'infortunato, ponendogli una mano dietro la nuca e mantenendogli ferma la mandibola con l'altra mano, il primo soccorritore sfila con la massima cautela il casco, esercitando la trazione in asse con la colonna vertebrale dell'infortunato.

TRASPORTO DI UN INFORTUNATO

Se si prospetta la necessità di spostare un infortunato vittima di un urto violento e con sospette lesioni alla colonna vertebrale (incidente stradale, caduta da scale o da impalcature, etc), ciò potrà essere fatto se si è almeno 4 persone: una reggerà senza scossoni la testa e il collo con una leggera trazione lungo l'asse corporeo, l'altra sosterrà i piedi in
leggera trazione assiale in senso contrario a quella della testa, mentre gli altri due, contemporaneamente, soster-ranno la schiena, la regione lombare e il bacino dell'infortunato. Tutti e quattro dovranno muoversi in sincronia, agli ordini del soccorritore che tiene la testa e che dovrà essere il più esperto e il più preparato del gruppo.

PARAMETRI VITALI

Generalità

Fra tutte le emergenze le più importanti e nelle quali il riconoscimento della gravità e il soccorso devono essere immediati, sono quelle riguardanti i tre parametri vitali: la coscienza, la respirazione e la circolazione del sangue. Questo perchè lo stato di coscienza, il respiro e il battito cardiaco sono "le spie" del buon funzionamento dei tre apparati fondamentali per lavitai: il nervoso, il respiratorio e cardiocircolatorio.

Coscienza

Quando tutto il sistema nervoso funziona in modo ottimale, la persona è cosciente e vive la sua vita in modo completo. Quando invece la coscienza è compromessa, anche se funziona il sistema neurovegetativo, non ha una vita normale. Una perdita di coscienza di breve durata, legata in genere ad un transitorio deficit di irrorazione sanguigna della corteccia cerebrale, per un'emozione , per uno sforzo eccessivo, etc.. non rappresenta una condizione di pericolo (vedi svenimento o lipotimia"). Al contrario, una perdita della coscienza che si instauri stabilmente, correlata una grave alterazione funzionale o ad un danno anatomico della corteccia cerebrale, è sempre espressione di un serio pericolo per la vita della persona, anche se il respiro e circolazione del sangue vengono mantenuti (vedi Coma").

Battito cardiaco

Il battito cardiaco è dato dall'automatica e regolare contrazione del cuore che, pulsando dalle 65 alle 85 volte al minuto (nei bambini 85/100), spinge il sangue nelle arterie, assicurandone la circolazione fino alle estreme propaggini del sistema arterioso. Il sangue refluisce quindi verso il centro attraverso il sistema venoso. Cuore, arterie e vene costituiscono un'unità funzionale denominata apparato cardi- circolatorio. La prima e fon-damentale funzione di questo apparato è quella di assicurare a tutte le cellule dell'organismo l'arrivo della quantità di ossigeno necessaria alla loro vita. In assenza di ossigeno, le cellule muoiono in un tempo estremamente breve dell'ordine di alcuni minuti. Appoggiando i polpastrelli delle dita su un'arteria superficiale ed esercitando contem-poraneamente una leggera pressione, può essere rilevato l'arrivo dell'onda sanguigna che dilata il vaso. Questa rile-vazione della pulsazione cardiaca viene effettuata abitualmente al polso (polso radiale), ma può essere effettuata anche al collo (polso carotideo) o alla caviglia (polso tibiale). Attraverso il "polso" è possibile controllare non solo la frequenza cardiaca, ma rilevare anche dati indicativi della forza di contrazione del cuore e dello stato delle arterie.

Respiro

Questo è legato al funzionamento dell'apparato respiratorio, costituito da un sistema di tubi (trachea e bronchi) che portano l'aria e quindi l'ossigeno nei polmoni asportandone l'anidride carbonica. I polmoni sono costituiti da un immenso numero di piccole bolle (alveoli polmonari) rivestite da un sottilissimo strato di cellule sotto le quali corrono i capillari polmonari in modo tale che, fra il sangue che passa nei capillari e l'aria presente negli alveoli, sia interposta una barriera costituita solo da una cellula della parete alveolare e da una della parete capillare, per uno spessore inferiore a mezzo millesimo di millimetro. Attraverso questo sottilissimo diaframma,l'ossigeno passa dall'aria alveolare nel sangue capillare dove si fissa all'emoglobina che lo porterà a tutte le cellule dell'organismo attraverso il sistema circolatorio. L'afflusso e l'espulsione dell'aria dagli alveoli polmonari (inspirazione ed espirazione) avviene per la continua dilatazione e contrazione della gabbia toracica, alla quale provvede essenzialmente un muscolo, il diaframma, fissato alla base della gabbia toracica, mentre i muscoli intercostali del torace hanno solo una funzione secondaria. Se polso e respirazione sono presenti, ma la persona è incosciente, si configura il tipico stato di "coma" (vedi a pag.36). Esso è sempre l'espressione di un danno al sistema nervoso centrale. Può insorgere dopo un trauma cranico, un violento colpo alla testa, un malore, dopo l'ingestione di qualche sostanza o per altre evenienze. Come primo intervento, in attesa dei soccorsi, l'infortunato in coma deve essere messo in "posizione di sicurezza" (vedi fig)
.

Questa dizione viene così definita quanto evita il rischio di soffocamento, consente una migliore respirazione ed è adatta ad un più adeguato controllo da parte dei soccorritori. La persona in coma, una volta messa in posizione sicurezza, dovrà essere comunque sorvegliata in continuità (controllo del polso e respiro) fino all'arrivo dei soccorsi sanitari più qualificati . Anche nel caso del banale svenimento, non potendo il soccorritore conoscere "a priori" la causa, la gravità e soprattutto la durata della perdita di coscienza, la prima cosa da fare sarà constatare, nel più breve tempo possibile, la presenza della pulsazione cardiaca e del respiro, adottando poi, per due o tre minuti, la "posizione anti- shock": paziente sdraiato per terra sulla schiena, testa piegata da un lato, gambe tenute sollevate dal soccorritore o, indicativamente, come dalla figura seguente.. 


        
 
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